TUMORE AL SENO: PRESERVAZIONE DELLA FERTILITA’

Impatto di chemioterapia e radiografia sulla fertilità

Dopo la chemioterapia, il ciclo mestruale può impiegare fino a 2 anni per tornare ad essere regolare ma, in ogni caso, non è sempre correlato al ripristino della fertilità. Dopo tali trattamenti, infatti, molte donne vanno in menopausa precoce. 1

A seguito del trattamento con radioterapia localizzata, invece,la fertilità non è usualmente influenzata, tranne quando essa è diretta alle ovaie o alll’utero, nel qual caso vi possono essere dei danni permanenti; quando la radioterapia è somministrata in altre aree addominali, le ovaie o l’utero possono ugualmente subire dei danni ma in questo caso di solito solo temporaneamente.2 La radioterapia nella regione addomino-pelvica, in particolare, può indurre delle problematiche  in caso di una successiva gravidanza, creando disfunzioni uterine con conseguente aumento del rischio di aborto spontaneo, parto prematuro, anomalie della placenta e basso peso alla nascita. La gravidanza deve quindi essere seguita con particolare attenzione. 3

Preservazione della fertilità femminile: come fare

Le linee guida per il trattamento del tumore della mammella raccomandano la preservazione della fertilità, che deve essere discussa subito dopo la diagnosi di carcinoma mammario con tutte le donne in età riproduttiva.1

Le opzioni di conservazione ovarica più comunemente utilizzate per le pazienti con cancro al seno sono la protezione farmacologica, la soppressione ovarica, il congelamento embrionale, degli oociti e del tessuto ovarico. 3

Conservazione del tessuto ovarico e congelamento degli ovuli

La conservazione del tessuto ovarico, unica tecnica al momento disponibile per preservare la fertilità in pazienti in età prepuberale. consiste nella stimolazione ormonale, raccolta e congelamento del tessuto ovarico. 1

In particolare, il tessuto ovarico viene prelevato nel corso di una laparoscopia eseguita in anestesia generale, suddiviso in frammenti e conservato in azoto liquido. 3

Successivamente viene programmato un reimpianto che, se riesce e l’ovaio si vascolarizza di nuovo, il tessuto ovarico reimpiantato è in grado di continuare autonomamente a produrre ovociti e ormoni femminili, anche se per un periodo di tempo non determinabile. 3

Il congelamento degli ovuli, invece, è una strategia relativamente meno efficace del congelamento degli embrioni, anche se gli ovociti possono rimanere nell’azoto liquido per molti anni, mantenendo intatte le loro caratteristiche biologiche. 3
La probabilità di riuscita dipende da vari fattori, tra cui l’età della paziente e il numero di ovociti che si recuperano.3

Chiedi consiglio al tuo medico sulla soluzione più adeguata alle tue caratteristiche!

Bibliografia

  1. Warner E, et al. CMAJ. 2020; 192(35):E1003-E1009.
  2. AIRC. Cancro e fertilità femminile. Disponibile all’indirizzo: https://www.airc.it/cancro/affronta-la-malattia/la-fase-delle-terapie/cancro-e-fertilita-femmine. Ultimo accesso: giugno 2024.
  3. Maternità dopo il cancro. AIMAC. Disponibile all’indirizzo: https://www.aimac.it/vivere-con-il-tumore/maternita-dopo-cancro. Ultimo accesso: giugno 2024.